Connubio tra arte, letteratura e mito nel simbolismo storico di Anna Maria
Guarnieri
Iconografia e critica filologica dell'opera "Nascita di Vipsul".
Vipsul è
l'antico nome di Fiesole.
Articolo del critico d'arte
Dott. Sergio Pesce
L'opera di Anna Maria Guarnieri, Nascita di Vipsul rientra certamente nella
dialettica pittorica di un'artista simbolista, che traduce le sue fonti
(storiche e mitiche) attraverso la tecnica della pitto-scultura. Il concetto
espresso dall'opera viene agevolmente tradotto dal titolo in cui, come detto,
oltre ad operare per aggiunta di forme (disegno) e colore, Guarnieri decide di
inserire un aspetto tridimensionale che avvicina questo dipinto ad un
bassorilievo.
La felice unione tra intenzionalità artistica, basata su una salda
conoscenza delle tecniche di esecuzione, e la colta citazione storica, creano
nelle sue opere un binomio certamente interessante che andrà analizzato
attraverso una critica filologica. Ciò che Anna Maria Guarnieri ci offre
dovremmo essere in grado di interpretarlo attraverso varie fasi della conoscenza
delle fonti che essa stessa ci indica, andando a completare un discorso storico
del quale abbiamo il programma iconografico.
In Nascita di Vipsul, una cornice
di onde stilizzate (che merita certamente una descrizione più attenta e che
vedremo successivamente) distribuite sul perimetro rettangolare, aprono alla
composizione, nella quale sarà necessario affrontare l'interessante iconografia.
Al centro osserviamo un uomo a mezzo busto, particolarmente muscoloso (ma ben
ponderato nell'esecuzione pittorica) mentre sta reggendo una sfera, sulla quale
compare la scritta Vipsul. Noi sappiamo che questo tipo di raffigurazione
individua la figura di Atlante mentre regge la volta del cielo, ossia la sua
punizione (inferta da Zeus) per la sua alleanza con Crono nella rivolta contro
gli Dei dell'Olimpo. La scritta, aggiunta dall'artista, è per definizione essa
stessa uno strumento simbolico; richiama l'origine etrusca e rimanda all'antico
nome di Fiesole. La partecipazione del figlio di Giapeto (Atlante) apre la
strada all'interpretazione legata evidentemente alla genesi della città. Secondo
la leggenda la stessa fu fondata da Atlante dopo il diluvio. Il nome Fiesole
potrebbe, in questo senso, derivare da Fe Sola indicando proprio questa sua
iniziale solitudine sul globo terrestre. Noi sappiamo che la sua fondazione è
attestata attorno al V secolo ac mentre il suo legame con Roma iniziò ad
instaurarsi verso il III secolo ac. La figura di Atlante diviene quindi il perno
compositivo non solo perché posto al centro dell'asse orizzontale ma anche per
il suo valore simbolico (o intrinseco), legato alla genesi della città e che la
Guarnieri pone come protagonista. Continuando con il mito scopriamo che una
delle sue figlie, Elettra, sposando Dàrdano diede vita ai “discendenti” della
città di Troia. Città che dopo il poema epico di Virgilio, l'Eneide, si lega
alla fondazione di Roma e quindi indirettamente prima e direttamente poi (dal
III secolo ac) a Fiesole. Enea discendente di Dàrdano, figlio di Anchise fugge
assieme al padre dalla disfatta di Troia raggiungendo il Lazio dove; dopo
l'unione con Lavinia diede vita ad Ascanio che divenne il primo Re di Alba
Longa. Il mito continua fino alla disputa finale tra Numitore e Amulio e
l'iniziale vittoria del secondo nel spodestare il primo e costringendo la
figlia, Rea Silvia, a diventare vestale. Questo per paura che un suo erede
potesse depauperare il suo potere politico. L’Eneide ci racconta poi di come
Marte unendosi alla figlia di Numitore darà vita a Romolo e Remo e di come la
madre per paura di Amulio sarà costretta ad abbandonarli sul fiume Tevere. Qui
verranno raccolti e nutriti dalla Lupa fino all'età matura, quando riusciranno a
spodestare Amulio riconsegnando il trono al nonno, ottenendo in cambio la
possibilità di fondare un città che sarà (ad opera di Romolo) battezzata Roma.
Quindi nell'intenzione poetica ed artistica della Guarnieri c'è la volontà di
inserire con diritto anche Troia nel “mito” fiesolano, indicando questo legame
con quello che diviene il simbolo maggiormente riconosciuto della città; il
cavallo. Qui gli equini vengono posti ai lati della composizione (agli antipodi)
inserendo una decorazione, sul loro collo, detta alla greca che ha origini in
Attica nella pittura dei vasi del 800 ac (usati poi anche nell'arte etrusca) e
quindi precedenti alle onde stilizzate della cornice, che intendono indicare
Roma, e che ritroviamo nella pittura pompeiana, ma anche a Tarquinia tra il II e
il I secolo ac. Una sensibile capacità di unire sullo stesso supporto pittorico
il mito e la storia mediato dalle capacità tecniche dell'artista che utilizza
l'evoluzione degli stili per meglio fissare la sua colta reminiscenza. Il
dualismo simbolico del cavallo rimanda evidentemente al concetto (all'idea) in
maniera intrinseca, evidenziando le due “nature” nel mito. Esso fu dapprima
considerato un dono, e solo successivamente impiegato come arma di guerra. Credo
che in questo senso vadano interpretate le due figure. Sullo sfondo compare un
blu scuro che ci permette di vedere abbastanza chiaramente una luna crescente e
sette stelle ad otto punte. Queste ultime simboleggiano le sette figlie di
Atlante, quindi anche Elettra, che divenne, assieme alle sorelle, una stella
proprio quando cadde la città di Troia. Mi pare evidente che la loro morfologia
la Guarnieri l'abbia attinta, assieme alla luna, dallo stemma araldico di
Fiesole.
La luna crescente non trova una giustificazione certa. Alcune ipotesi
legano la sua presenza ad un antico culto della dea Diana, che era tra l'altro
la protettrice delle donne, ed esattamente come santa Margherita (nella
religione cattolica), intendeva proteggere le partorienti. Altre suggestioni
tendono a “leggere” i due antipodi del pianeta come i due colli di Fiesole. Ciò
che possiamo certamente interpretare è evidentemente il suo significato
simbolico tanto caro alla Guarnieri e al suo colto pubblico. Il crescente indica
la procreazione, cosa che si può facilmente individuare anche nello studio
dell'antropologia culturale. Il progresso inteso come evoluzione, assume quindi
un valore positivo. La stella fu una aggiunta settecentesca e proprio per le sue
otto punte essa ha da sempre indicato il valore di simmetria divenendo simbolo
di centro, chiamata anche polare. Storicamente venne spesso associata al pianeta
Venere che percorre le stesse fasi in corrispondenza di un ciclo di otto anni,
esattamente come otto sono le punte. Secondo lo storico Krupp questa
particolarità del pianeta era già conosciuto dai Sumeri. A questo punto il
programma iconografico dell'artista, in relazione anche allo stemma della città,
ci mostra la presenza di due simboli che richiamano due divinità femminili. Esso
esprime in sostanza la dualità della donna. Colta nella sua bellezza e
intelligenza (Venere) e in quella potenziale della maternità (Diana). Senza
dimenticare che Venere fu anche la madre di Enea, e questo non può far altro che
sottolineare il circolo metodico del programma espresso da Anna Maria Guarnieri.
Pare evidente che tutto il progetto pittorico che si è prestato alla lettura,
sia frutto di una attenta e particolare fase progettuale che certo non esaurisce
la sua funzionalità nella sola esecuzione pittorica e scultorea, ma trova linfa
nelle fonti del mito. In Nascita di Vipsul compaiono stili antichi nelle loro
sfumature temporali, assieme a citazioni omeriche, virgiliane e dantesche
qualora si volesse prendere in esame anche la leggenda di Fiesole e la sua
interpretazione, anche storica e poi politica, come antagonista di Roma, prima
con Catilina e poi con Totila(541-552), (o Attila 406-453). Il dipinto lascia
evidentemente le strade aperte alla discussione e quindi all'interpretazione
dell'idea di creazione, di nascita; frutto essenzialmente di una pittura che non
fa uso di illusioni prospettiche, perché lo spazio è esso stesso simbolico
perché funzionale all'individuazione dei protagonisti del programma. L'unico a
“spezzare”, seppur armoniosamente, la norma è ancora una volta Atlante che con
la sua posizione diagonale, cerca di misurare la scena facendoci seguire il
chiaroscuro che traduce l'impostazione della luce, ponendo il punto cardine
della composizione nel gomito rialzato. L’opera di Anna Maria Guarnieri diviene
un felice connubio tra arte e letteratura fusa con il mito che trova nella
storia un sostegno utile per riflettere sulle origini della città di Fiesole.
Dott. Sergio Pesce
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